Campi chirurgici

Chirurgia della base cranica

Neurinoma del nervo acustico

Il neurinoma dell’acustico o schwannoma del vestibolare è un tumore benigno a sviluppo intracranico. L’origine del tumore è dalle cellule di Schwann del nervo vestibolo-cocleare, quindi dalle cellule di rivestimento dell’VIII nervo cranico, il quale è costituito da due componenti, quella cocleare (informazioni sensoriali uditive) e quella vestibolare (informazioni sensoriali dell’organo dell’equilibrio). Il nervo decorre all’interno del condotto uditivo interno (CUI), canale osseo che si colloca tra l’orecchio interno (contenuto nell’osso temporale) e l’angolo ponto-cerebellare (APC). Si trova in stretti rapporti con il nervo facciale (VII n.c.).
Si tratta di neoformazioni a lenta crescita e rappresentano l’8% di tutte le neoplasie intracraniche.

La classificazione dei neurinomi segue un criterio dimensionale (classificazione di Koos). In particolare, si distinguono:
– Tumori di dimensione inferiore a 1 cm localizzati all’interno del canale uditivo interno (Koos I)
– Tumori che si estendono al di fuori del canale uditivo interno (CUI) raggiungendo minimamente all’angolo pontocerebellare (Koos II)
– Tumori di dimensioni inferiori a 3 cm con espansione prevalente all’angolo pontocerebellare che raggiungono il tronco cerebrale (Koos III)
– Tumori di dimensioni maggiori ai 3 cm, che determinano compressione del tronco cerebrale (Koos IV)

Clinica e iter diagnostico

Il sintomo principale lamentato dai pazienti è una ipoacusia monolaterale progressiva, di tipo neurosensoriale generalmente associata ad acufeni (percezione di ronzio o fischio). Di solito l’ipoacusia può avere caratteristiche variabili, quali essere improvvisa, progressiva o fluttuante. Talvolta, soprattutto in fasi più avanzate, insorgono vertigini o instabilità. Tale sintomatologia è determinata dall’effetto compressivo che la massa esercita sulle strutture cerebrali e neuronali limitrofe (raramente, in tumori di piccole dimensioni, per neuromediatori prodotti dalla neoplasia stessa).
Neurinomi di dimensioni maggiori (2-3 cm), infatti, possono determinare compressione a livello del nervo trigemino (V n.c.) che si manifestano con ipoestesie o nevralgie facciali, oppure a livello del nervo facciale (VII n.c.) anche se molto raramente, con paresi facciale e alterazione della sensibilità gustativa (di solito in seguito ad emorragie intralesionali).
Neurinomi giganti (> 4 cm) determinano compressione del cervelletto con comparsa di atassia, dismetrie, tremori ed eventuale ipertensione endocranica, cefalea con nausea e vomito.
Se la compressione è a livello delle strutture tronco-encefaliche vitali, che controllano la funzione respiratoria e cardiaca, si può avere anche la morte improvvisa del paziente.

Il sospetto diagnostico viene di fronte ad un’anamnesi positiva per sordità e/o acufene monolaterale associate ad una negatività dell’esame otoscopico.
Successivamente viene eseguito un esame audioimpedenzometrico, che può mostrare alla prova tonale un’ipoacusia monolaterale (o asimmetrica, peggiore in un lato), soprattutto a livello delle frequenze acute, e una riduzione della discriminazione delle parole alla prova vocale. Una possibile manifestazione audiometrica in caso di neurinoma è il cosiddetto fenomeno del roll over: all’aumentare dell’intensità sonora si osserva una diminuzione della comprensione vocale.
Di aiuto sono anche i potenziali evocati uditivi, rappresentati dalla risposta elettrica che i suoni producono a livello dell’orecchio interno, del nervo acustico e dei centri uditivi cerebrali, che risultano precocemente alterati in presenza di un neurinoma.
La conferma diagnostica viene, comunque, dall’esame radiologico in particolare attraverso una Risonanza Magnetica encefalo-tronco cerebrale con mdc: vengono rilevati anche tumori di piccole dimensioni (forma “a fungo”) e consente di valutare i rapporti della massa con le strutture neuro-vascolari dell’APC.
L’utilizzo della TC encefalo e dell’orecchio interno viene utilizzata a completamento diagnostico per uno studio morfologico dell’osso temporale in previsione dell’intervento chirurgico.

Clinica e iter diagnostico

Il sintomo principale lamentato dai pazienti è una ipoacusia monolaterale progressiva, di tipo neurosensoriale generalmente associata ad acufeni (percezione di ronzio o fischio). Di solito l’ipoacusia può avere caratteristiche variabili, quali essere improvvisa, progressiva o fluttuante. Talvolta, soprattutto in fasi più avanzate, insorgono vertigini o instabilità. Tale sintomatologia è determinata dall’effetto compressivo che la massa esercita sulle strutture cerebrali e neuronali limitrofe (raramente, in tumori di piccole dimensioni, per neuromediatori prodotti dalla neoplasia stessa).
Neurinomi di dimensioni maggiori (2-3 cm), infatti, possono determinare compressione a livello del nervo trigemino (V n.c.) che si manifestano con ipoestesie o nevralgie facciali, oppure a livello del nervo facciale (VII n.c.) anche se molto raramente, con paresi facciale e alterazione della sensibilità gustativa (di solito in seguito ad emorragie intralesionali).
Neurinomi giganti (> 4 cm) determinano compressione del cervelletto con comparsa di atassia, dismetrie, tremori ed eventuale ipertensione endocranica, cefalea con nausea e vomito.
Se la compressione è a livello delle strutture tronco-encefaliche vitali, che controllano la funzione respiratoria e cardiaca, si può avere anche la morte improvvisa del paziente.

Il sospetto diagnostico viene di fronte ad un’anamnesi positiva per sordità e/o acufene monolaterale associate ad una negatività dell’esame otoscopico.
Successivamente viene eseguito un esame audioimpedenzometrico, che può mostrare alla prova tonale un’ipoacusia monolaterale (o asimmetrica, peggiore in un lato), soprattutto a livello delle frequenze acute, e una riduzione della discriminazione delle parole alla prova vocale. Una possibile manifestazione audiometrica in caso di neurinoma è il cosiddetto fenomeno del roll over: all’aumentare dell’intensità sonora si osserva una diminuzione della comprensione vocale.
Di aiuto sono anche i potenziali evocati uditivi, rappresentati dalla risposta elettrica che i suoni producono a livello dell’orecchio interno, del nervo acustico e dei centri uditivi cerebrali, che risultano precocemente alterati in presenza di un neurinoma.
La conferma diagnostica viene, comunque, dall’esame radiologico in particolare attraverso una Risonanza Magnetica encefalo-tronco cerebrale con mdc: vengono rilevati anche tumori di piccole dimensioni (forma “a fungo”) e consente di valutare i rapporti della massa con le strutture neuro-vascolari dell’APC.
L’utilizzo della TC encefalo e dell’orecchio interno viene utilizzata a completamento diagnostico per uno studio morfologico dell’osso temporale in previsione dell’intervento chirurgico.

Trattamento

Il trattamento è in funzione di dimensioni e comportamento del tumore.
Spesso il primo approccio per tumori di piccole dimensioni è un monitoraggio mediante risonanza magnetica ogni 6 mesi, il cosiddetto approccio “wait and scan”. In caso di evidenza di rapida crescita (> 2.5 mm/anno), indipendentemente dalla dimensione di partenza del tumore, si propongono differenti strategie terapeutiche, tenendo in considerazione anche età del paziente, sintomatologia, caratteristiche intrinseche della neoplasia e volontà del paziente.
La chirurgia viene intrapresa in caso di pazienti giovani di media età; la scelta del tipo di approccio dipende da sede ed estensione del tumore.
Tumori piccoli, confinati al CUI che causano una sordità profonda, con tendenza alla crescita vengono trattati per via endoscopica esclusiva attraverso il condotto uditivo esterno.
Grazie l’esperienza della nostra clinica, qualora il tumore raggiungesse l’angolo ponto cerebellare si può proporre al paziente un
– approccio translabirintico (che compromette l’uditivo definitivamente)
– la via retrosigmoidea endoscopica assistita (con preservazione dell’udito)
– la via tramite fossa cranica media (con preservazione dell’udito)
in funzione della compromissione uditiva e delle dimensioni del tumore.
Le ultime due tecniche vengono effettuate in equipe con i colleghi della Neurochirurgia al fine di offrire al paziente il massimo della competenza e delle garanzie di sicurezza richieste. L’utilizzo dell’endoscopio in queste procedure rappresenta un punto di forza della nostra Scuola, la quale investe risorse in campo di ricerca scientifica, in quanto consente di avere una migliore visione delle strutture anatomiche, garantendo quindi delle dissezioni molto più accurate e meno traumatiche e di conseguenza una preservazione maggiore delle strutture limitrofe, primo fra tutti il nervo facciale.

Un’alternativa alla chirurgia è la radioterapia, la cosiddetta radiochirurgia stereotassica con gamma knife, da riservare a quei casi in cui la chirurgia è controindicata per età avanzata del paziente o gravi malattie sistemiche.

Il paziente verrà poi seguito dallo Skull Base team e, in caso di paralisi del nervo facciale, verrà immediatamente avviato alla riabilitazione ed inserito nell’Ambulatorio paralisi del nervo facciale. Tale presa in carico permette di migliorare nettamente l’esito in termini di funzionalità del nervo e di diminuire le eventuali sequele.

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LE ATTIVITA’ NEL DETTAGLIO

Altri interventi chirurgici e patologie trattate

Trattamenti endoscopici delle stenosi tracheali

Questi trattamenti sono utilizzati come prima scelta a seguito della diagnosi di stenosi sottoglottica-tracheale.
Indicazioni:
– Stenosi di basso grado
– Paziente non fit per chirurgia open
– Trattamento “ponte” in attesa di programmazione chirurgica

Paralisi del nervo facciale

Una patologia frequente che colpisce il VII paio di nervi cranici è la paralisi facciale, che si distingue in centrale o periferica.
La prima, di interesse neurologico, è determinata da una lesione per lo più ischemica o emorragica a carico dei nuclei del nervo, quindi in prossimità della sua origine: si manifesta con una paresi dei muscoli mimici della metà inferiore del volto controlaterale alla lesione.
La seconda invece, gestita per lo più in ambito otorinolaringoiatrico, è dovuta ad una lesione lungo il decorso delle fibre del nervo: in questo caso tutta la metà del volto sarà interessata dalla paresi.

Classificazione
La paralisi periferica del nervo facciale viene classificata utilizzando la scala di House Brackmann, che suddivide i gradi di paralisi in 6 categorie sulla base della funzionalità del nervo e di conseguenza il movimento della muscolatura mimica. Si parte dal grado I che corrisponde ad un nervo facciale con normale motilità, un grado II in cui è presente una debolezza della muscolatura, fino ad arrivare al grado VI in cui vi è la totale assenza di movimenti dal lato affetto, con conseguente mancata chiusura dell’occhio, incapacità a gonfiare le guance, corrugare la fronte, e sorridere in maniera simmetrica.
Esiste anche un’altra classificazione, la SunnyBrook scale, che risulta più dettagliata, in cui vengono valutati più parametri e viene utilizzata soprattutto durante il percorso di riabilitazione (ambulatorio del nervo facciale).

Tumori nasali maligni del basicranio

I tumori maligni del distretto naso-sinusale sono patologie non frequenti che rappresentano l’1% di tutte le neoplasie maligne.
Le più frequenti derivano dal tessuto epiteliale di rivestimento delle cavità nasali e sono rappresentate da:
– Carcinomi squamocellulari
– Adenocarcinomi

Altre forme di più raro riscontro sono:
– Carcinomi indifferenziati dei seni paranasali (i cosiddetti SNUC)
– Carcinomi neuroendocrini (i cosiddetti SNEC)
– Neuroestesioblastoma, tumore di origine neuroectodermica che si sviluppa dalle cellule olfattorie nasali
– Melanoma mucoso, anch’esso ad origine neuroectodermica
– Carcinoma adenoidocistico e carcinoma mucoepidermoide di derivazione dal tessuto delle ghiandole salivari minori
– Sarcomi, a derivazione mesenchimale

Clinica e iter diagnostico

La diagnosi di queste patologie è complessa, in quanto le manifestazioni cliniche sono subdole e con caratteristiche aspecifiche e comuni con le forme infiammatorie del distretto. Infatti, i primi sintomi lamentati dal paziente sono scoli nasali, epistassi, ostruzione respiratoria, ma sempre per lo più monolaterali.
Al fine di indirizzare la diagnosi, un ruolo importante è dato dall’anamnesi, in particolare l’esposizione professionale ad inalanti irritanti quali polveri e vapori di legno duro e cuoio, predispone allo sviluppo dell’adenocarcinoma.
Non sempre la diagnosi è precoce, per cui la malattia viene individuata in stadio avanzato. Questi tumori tendono ad invadere le strutture limitrofe quali l’orbita, la fossa cranica e le strutture meningee, la fossa pterigo-mascellare e infratemporale al cui interno sono contenute strutture vascolari e nervose nobili: in queste fasi compaiono deformità facciali, parestesie, nevralgie e disturbi oculari a seconda delle strutture coinvolte.

L’inquadramento diagnostico prevede l’impiego di rinofibroscopia rigida o flessibile, con annessa biopsia della lesione per identificare la natura istologica. A complemento vengono effettuate TC massiccio facciale e RMN massiccio facciale con mezzo di contrasto, per valutare l’estensione della malattia a livello loco-regionale. Importanti anche le ricostruzioni in assiale, coronale e sagittale per avere un’idea a 360° dei rapporti della malattia con le strutture limitrofe in previsione dell’intervento chirurgico. La stadiazione a livello linfonodale e a distanza viene definita per mezzo di ecografia del collo, TC torace e/o PET/TC.

Colesteatoma

Il colesteatoma è un tipo di otite cronica caratterizzata dalla presenza di tessuto epiteliale anomalo che occupa la cassa del timpano. Questo materiale può determinare, nel tempo, lesioni espansive e fenomeni erosivi a carico delle strutture timpaniche, andando ad alterare l’anatomia dell’orecchio medio. Il colesteatoma, in base all’epoca di insorgenza, viene definito:
– Colesteatoma congenito
E’ tipico dell’età pediatrica, deriva da difetti che avvengono nello sviluppo delle strutture dell’orecchio durante la vita fetale. Si manifesta con una massa biancastra visibile per trasparenza dietro ad una membrana timpanica integra, in pazienti senza una storia di infiammazioni dell’orecchio, traumi e/o otochirurgia precedente;
– Colesteatoma acquisito
È distinto in primitivo e secondario.
Il colesteatoma acquisito primario dell’attico secondo alcune teorie deriva da una disventilazione selettiva a livello della regione atticale con seguente depressione di questa area anatomica che provoca una retrazione della pars flaccida (porzione apicale del timpano) all’interno dell’epitimpano sempre più profonda sino a determinare il processo flogistico erosivo cronico alla base della malattia colesteatomatosa. Il colesteatoma acquisito secondario deriva invece da un’otite cronica perforata con invaginazione della pelle del condotto uditivo esterno all’interno della cassa timpanica che determina una successiva proliferazione di detriti epidermici e di flogosi cronica.

Dettaglio specializzazione

Tipologie di interventi chirurgici basecranio

Le testimonianze dei nostri pazienti

Asportazione di colesteatoma mediante approccio transotico
“Spett.le Reparto Otorinolaringoiatria del Policlinico di Modena, dopo aver affrontato intervento chirurgico di exeresi di colesteatoma, nella giornata di ieri 28.03.24 sono stato dimesso. Una degenza durata una settimana in occasione della quale ho avuto il privilegio di incontrare personale sanitario straordinario, competente e disponibile. Tutti indistintamente i componenti dello staff a cui fa capo il Prof. Marchioni Daniele, mi hanno permesso di affrontare questo percorso nelle migliori condizioni di serenità e consapevolezza di essere seguito da chi svolge il difficile lavoro di medico con passione e grande senso di responsabilità. Siete davvero persone straordinarie. Menzione particolare per la Dott.ssa Valerini Sara la quale, sin dalla mia primissima visita presso i Vostri Ambulatori, mi ha trasmesso sicurezza, serenità e consapevolezza che il percorso appena iniziato si sarebbe concluso positivamente. Vi porterò tutti sempre nel mio cuore”.
Colesteatoma dell’apice della rocca (pregresso sospetto di neurinoma del nervo facciale)
La mia storia clinica inizia nel 2019. Dopo periodi di persistenti vertigini, acuto acufene e lievi cambiamenti dei miei tratti somatici, mi accingevo a fare i miei primi controlli. Era ottobre del 2020 allorché la risonanza magnetica alle rocche petrose con mezzo di contrasto, per sospetto neurinoma del nervo facciale a livello del segmento labirintico e ganglio genicolato, evidenziava la presenza di neoformazione di circa 3 mm a livello del cavo del timpano di destra medialmente alla catena ossiculare e davanti al promontorio. Medici su medici, controlli su controlli, i tratti del mio viso iniziavano a cambiare repentinamente, e la diagnosi dei vari medici, risultava ormai pleonastica: neurinoma del VII nervo facciale. Quando mi sono rivolta al Policlinico di Modena, il Prof.Marchioni, insieme alla sua équipe, ha da subito studiato pedantemente il mio caso. Quando sono stata ricoverata, avevo raggiunto una paralisi facciale completa, con una formazione espansiva intrapetrosa di circa 8 mm. Il 26.07.2022 ho subito un intervento di “exeresi di colesteatoma dell’apice rocca petrosa con estensione sovralabirintica con approccio fossa cranica media”. Il post-operatorio è risultato assolutamente indolore ed inaspettatamente veloce. Sono stata dimessa con una paralisi facciale stadio IV-V e dopo 4 mesi di logopedia facciale, ho riscontrato un miglioramento del 37% ( chiusura quasi completa dell’occhio destro, recupero del tono muscolare e piccoli accenni di motilità concernenti il lato destro del viso). Ringrazio il Prof. Daniele Marchioni, la Dott.ssa Gaia Federici e tutta la equipe medica che mi ha seguita, per avermi ridato una vita normale. Ringrazio tutte le infermiere che mi hanno accolto con calore e gentilezza, nel mio difficile percorso ospedaliero. Infine, ringrazio la Dottoressa Federica Nizzoli, colei che mi sta accanto durante il mio percorso riabilitativo.
Neurinoma dell’acustico
Comincio ringraziando il Professor Marchioni, tutta la sua equipe, ed il personale del reparto otorino testa- collo per avermi operata e per l’impeccabile trattamento pre e post operatorio. Nel settembre 2021 mi venne diagnosticato un neurinoma del nervo acustico e a dicembre del 2021 fui operata al policlinico di Modena. Da giugno 2021 cominciai ad accusare i sintomi (scarsità dell’udito, perdita dell’equilibrio, mal di testa, nausea) che col passare dei mesi si fecero sempre più forti, insopportabili ed inabilitanti (perdita dell’autosufficienza). Visitata a settembre dal Professore, individuò la causa di tutto in un neurinoma dell’acustico di 1,6 cm. Mi prospetto’ due possibilità: 1) la radioterapia per ridurre la massa 2) l’intervento chirurgico per l’asportazione. Nonostante la grande paura per gli effetti collaterali, subito esposti dal Professore, di successiva sordità e possibile paresi facciale, optai per l’intervento e ne sono felice. Dopo una non facile convalescenza sono sono riuscita a riprendere la mia vita normale.
Tumore maligno nasale
Prima dell’operazione ero sotto shock, non mi ponevo molte domande, allo stesso tempo non ero tranquilla. Il prof Marchioni mi ha spiegato molto bene tutto quello che avrei affrontato, mi sono affidata completamente a lui e mi sono tranquillizzata. L’intervento è andato meglio del previsto, non ho sentito particolare dolore, solo mal di schiena per le molte ore sul lettino operatorio, migliorato con il materasso anti decubito. Gli specializzandi sono stati molto presenti, mi hanno anche accompagnata a fare la Tc, per assicurarsi che io non muovessi la testa in modo scorretto (sono rimasta allettata 7 giorni per prevenire la fistola). Mi hanno accudita quando avevo bisogno o ero demoralizzata, mi sono sentita ascoltata. Ho mangiato il giorno dopo l’intervento. La radioterapia è stata la parte più difficile della mia esperienza. Adesso che ho finito i trattamenti sto bene, sono aumentata di peso a causa del cortisone che ho dovuto fare, ma sto rientrando al mio peso forma. Sto cominciando ad uscire, anche vista la bella stagione. Se dovessi incontrare qualcuno che deve fare il mio stesso percorso, gli direi di affidarsi ai dottori e affrontare con coraggio la malattia, io così l’ho superata.